Philomena - Commenti al Film

Vedere questo film è stato sconvolgente, tanto più che non è nato dalla fantasia del regista,ma da una terrificante verità, che è andata avanti nel tempo, troppo tempo.

Di fronte a queste suore “aguzzine”, dotate di una totale disumanità, non certo madri e sorelle, ma “zitelle acide”, come disse agli inizi del suo pontificato papa Francesco, esortando appunto le suore a non essere tali, mi sono detta ... spero di riscattare almeno un pochino la “categoria”!


In questo film sicuramente vengono fuori tre modi di concepire la religione, la fede: 

  1. La concezione del giornalista, riassunta molto bene da una delle tante frasi: “Non serve la religione per essere equilibrati e felici”; è il punto di vista di tutti quelli che non hanno bisogno di Dio, tantomeno della religione. A che serve Dio, visto che non risolve i miei problemi, visto che lascia che succedano cose orribili, visto che ci sono persone che in nome suo fanno cose tanto abominevoli? Una delle frasi del giornalista: “Ho letto l’altro giorno un titolo satirico sul terremoto in Turchia : “Dio batte ancora i terroristi!”. Su come Dio possa trucidare migliaia di persone mi sto ancora interrogando!”.;

  2. La concezione di una religione piuttosto veterotestamentaria e bigotta che colpevolizza e condanna chi ha sbagliato e che, quindi, deve pagare; in questo ambito ne viene fuori anche una demonizzazione della sessualità, vista solo come peccaminosa:

     - sia nelle famiglie delle ragazze che hanno abbandonato in convento per non subire la vergogna davanti all’opinione pubblica,

    - sia nell’atteggiamento assolutamente riprovevole di queste suore, che si manifesta in tantissimi modi: ad esempio nel momento in cui Philomena sta partorendo e il parto si presenta podalico, la suora anziana e arcigna commenta: “È nelle mani di Dio, il dolore le servirà per espiare il suo peccato!”. Anche verso la fine del film le parole dell’anziana suor Ildegarde, che afferma con forza di aver tenuto fede al suo voto di castità per tutta la sua vita, mettono in evidenza questa vita costretta in uno schema rigido, dove esiste solo la preoccupazione di conservare la castità fisica, ma che è lontana anni luce dalla “castità per il regno dei cieli” di cui parla Gesù nel Vangelo (ci sono alcuni che si fanno eunuchi ...), che è maternità spirituale, che è un cuore grande e aperto ad accogliere tutti, soprattutto chi, come queste ragazze e i loro bambini, hanno maggiormente bisogno di amore e di tenerezza. Un amore che dovrebbe essere capace di incarnare le parole di Gesù: “Amate come io ho amato voi”. Una cosa che stride terribilmente e che suona quasi come una bestemmia è che in questa istituzione in cui si compiono fatti così disumani, le suore si chiamino “sorelle della misericordia”

  3. Infine c’è la figura di Philomena, con la SUA concezione religiosa, la sua fede, la sua tenacia nel conservare la fede, nonostante tutto quello che ha passato, la sua concezione sempre positiva della vita e delle cose, il suo cuore veramente grande, accogliente, aperto, pronto ad accogliere anche l’idea che il figlio fosse gay, ma soprattutto c’è una frase, anzi un passaggio che per me costituisce la chiave di lettura di tutto il film e dell’essenza del cristianesimo. Al giornalista che le chiede col tono rabbioso e stupito: «Non hai intenzione di fare niente?» Philomena risponde con decisione: «No!» E poi: «Suor Ildegarde, sappia che io la perdono. Non voglio odiare le persone!» È lei, la vittima di tanti soprusi, capace di perdono, capace di amore, capace di non ripagare con la stessa moneta.

Prima di concludere, vorrei spezzare una lancia in favore delle tante consacrate che, diversamente da quelle del film, spendono la loro vita per donare amore, per accogliere chi è piccolo, povero, solo e in molti casi è uno spendere la vita fino al martirio (basta ricordare le suore uccise poco tempo fa, ecc...). Per fortuna non sono tutte “zitelle acide” come quelle del film.


Poi concludo con una domanda di questa straordinaria e tenace donna al giornalista Martin:

TU IN CHE COSA CREDI?

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