Già il titolo è inquietante e vedendo il film si comprende come vero e finzione coincidono così come coincidono la vita vera di Harold e la vita del protagonista del libro della scrittrice, in preda al blocco creativo.

 

La vita del protagonista del film ci appare, fin dall’inizio, una vita vuota, priva di senso, governata dalla mania dei numeri e da gesti ripetitivi, praticamente meccanici.

 

Non è uno stupido Harold, anzi ha un grande cervello, perché è in grado di fare difficili calcoli a mente, i numeri sono il suo mondo, lavora in un contesto in cui bisogna avere una buona mente, poiché è un ispettore fiscale.

 

Non è in grado, però, almeno fino a un certo momento, di provare emozioni, anzi di abbandonarsi alle emozioni, ai sentimenti, di ascoltare il suo cuore. Non sa cosa sia il brivido dell’entusiasmo, non ha mai provato la sensazione di avere, come diciamo noi, le farfalle nello stomaco.

 

Possiamo anche dire che in realtà non “vede” le cose, le persone e le situazioni nella loro bellezza, nella loro particolarità, nelle loro sfumature. È solo preso dal suo contare i movimenti dello spazzolino, i passi ecc…

 

All’improvviso una SVOLTA. Che cosa determina questa svolta? Vari elementi.

 

-Innanzitutto una VOCE, che gli giunge insinuandosi in ogni cosa che fa e che, pian piano, lo porterà a scoprire di essere il protagonista di un racconto che, in un certo modo, determina la sua vita e decreterà la sua morte.

 

-Poi il volto, i movimenti, le parole di una donna che hanno la forza di imporsi sulle sue ossessioni maniacali e sconvolgono il suo mondo fatto di numeri. L’AMORE fa irruzione nella vita di Harold.

 

Mi piace citare questa frase del film:

 “Quando dette un morso al bavarese allo zenzero, Harold ebbe finalmente l'impressione che tutto sarebbe finito per il meglio.

Qualche volta quando ci troviamo persi tra paura e sconforto, tra routine e perseveranza, disperazione e tragedia, dobbiamo ringraziare Dio per l'invenzione del bavarese allo zenzero. E per fortuna, anche in mancanza di biscotti, possiamo sempre sentirci rassicurati dal tocco di una mano amica, o da un gesto gentile ed affettuoso, o da un discreto incoraggiamento a prendersi cura di sé, o da un caldo abbraccio o da un'offerta di conforto…”

 

Ma mentre scopre l’amore e si abbandona a questa meravigliosa scoperta, scopre anche che la sua fine è vicina. Abbiamo visto poi come, con tanta sofferenza, vada a cercare l’autrice del suo libro (altro personaggio interessante, molto particolare, intrigante) per “autorizzarla” a far…morire il suo protagonista, perché è l’unica fine che concluderebbe alla grande questa storia.

 

Poi, mentre noi spettatori ci aspettiamo questa morte, accade un fatto imprevisto: il bambino in bicicletta sta per finire sotto l’autobus e lo scatto tempestivo di Harold riesce a salvarlo, pur finendo all’ospedale… con un’infinità di ossa rotte. Anche qui è un GESTO D’AMORE che salva non solo il bambino, ma anche la vita di Harold stesso.

 

Confrontiamoci un attimo con il protagonista di questo film e poniamoci qualche domanda.

 

Sicuramente (e lo spero proprio) nessuno di noi avrà delle forme così maniacali come quelle del protagonista, ma talvolta proviamo quasi un senso di onnipotenza come se la nostra vita dipendesse solo da noi e ci illudiamo di governarla in esclusiva. Facciamo calcoli, progetti, i famosi “conti senza l’oste”.

 

Spesso ci lasciamo sovrastare dalla routine, dalla monotonia del quotidiano e non sempre siamo in grado di “vedere” al di là del nostro naso. Non ci accorgiamo di tante situazioni, delle persone che vivono a pochi passi da noi, magari sullo stesso pianerottolo.

 

Non sappiamo VEDERE, ma non sappiamo nemmeno ASCOLTARE la voce che parla anche a noi ed è la voce del nostro cuore, della nostra anima, ma facendo un salto di qualità…possiamo dire che è la voce del Signore, che cerca di raggiungerci.

 

Non è certamente cattiveria la nostra, ma forse solo il lasciarci andare alla deriva della abitudine, dalla routine, dalle nostre ansie e preoccupazioni, dal nostro mondo ristretto.

 

Perché allora avviene questo?

 

Perché freniamo l’amore, non lo lasciamo irrompere nella nostra vita con tutta la sua energia vitale. E parliamo di amore in tutte le sue dimensioni: amore nella vita coniugale, amore nell’amicizia, amore filiale o materno/paterno, amore come apertura all’altro ma anche al mondo creato.

 

Non voglio dilungarmi per non annoiarvi, ma perdonatemi ancora qualche minuto.

 

 

 

PAPA FRANCESCO quando era ancora cardinale in Argentina, nel 2007 scrisse un libro intitolato: “È l’amore che apre gli occhi”. È molto bello il capitolo che parla del profeta Giona, quello che vuole fuggire lontano da Dio, perché si rifiuta di andare a Ninive per convertirla. Scrive Bergoglio:

 

«Giona conduceva una vita serena e tranquilla, aveva le idee chiare sulla religione, sull’antagonismo tra bene e male, sull’azione di Dio e su cosa Egli si aspettava da lui… Aveva le conoscenze e tutte le carte in regola per essere un bravo profeta e continuare la tradizione secondo la logica del «come era sempre stato fatto».

 

All’improvviso, però, Dio sconvolse il suo ordine irrompendo nella sua vita come un torrente in piena, privandolo di ogni sicurezza e comodità. L’incontro con Dio è sempre una novità e ci sprona a rinunciare alle nostre abitudini e a metterci in marcia».

 

 

 

FRANCESCO ALBERONI, sociologo, giornalista e scrittore contemporaneo, che ha studiato nella prima metà del 900 con padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano, ha un bellissimo editoriale pubblicato sul Corriere della Sera il 24 maggio 2010:

 

«Per quasi tutti l’esperienza della bellezza, della rivelazione della bellezza avviene solo eccezionalmente o in certi periodi della vita. È quello che provano la madre o il padre quando hanno i bambini piccoli. Allora ogni giorno, ogni volta che li guardano restano stupiti e commossi dalla straordinaria grazia dei loro corpi, dei loro gesti, dei loro sguardi. Ma lo stesso capita quando sei innamorato e osservi incantato il volto, il corpo, il modo di parlare, di camminare della persona amata e sei grato che ti sia stato concesso un tale dono, un tale incredibile privilegio.

 

Ma l’amore ci rende capaci di vedere anche la bellezza del mondo che ci circonda. La mamma che gioca felice con il suo bambino percepisce con maggior intensità il colore dei suoi giocattoli, sente più distintamente il cinguettio degli uccelli. E quando fai un viaggio con la persona di cui sei innamorato scopri, come una rivelazione, la stupefacente bellezza delle case della città che visiti, l’incanto delle scogliere che precipitano sul mare, l’incendio di un tramonto o la sublime poesia di una cattedrale, di un chiostro che non avresti mai guardato. E tutto si moltiplica se ne parli, se condividi questi pensieri e queste emozioni col tuo amato.

 

E, quando cogliamo la bellezza di un paesaggio o di un’opera d’arte da soli, abbiamo una esperienza che è in qualche modo affine al rapimento amoroso. In quell’istante è come se cadessero le barriere che ci isolano dal mondo e l’essenza dell’oggetto irrompe, si impossessa di noi. Come nell’amore, quando entriamo in contatto diretto con la natura profonda dell’altro, ne cogliamo l’incredibile, stupefacente unicità.

 

Non c’è da meravigliarci perciò se l’amore ci conduce a vedere la bellezza. Perché ci apre gli occhi, ci spalanca il cuore, ci pone in rapporto diretto con la realtà. Avviene l’opposto se invece siamo chiusi in noi stessi, tristi, rancorosi, diffidenti, perché quando il nostro cuore è chiuso, sono chiusi anche i nostri occhi. E possiamo passare davanti alle più stupefacenti meraviglie naturali, alle più sublimi opere d’arte senza vedere, senza sentire».

 

Questa è l’ultima occasione di questo anno pastorale in cui ci ritroviamo qui ad arricchirci di immagini, di contenuti, di idee scambiate. Fra non molto verrà il tempo delle vacanze. Ecco, viviamole quest’anno in modo diverso, aprendo il nostro cuore e i nostri occhi alla bellezza, alla vita, all’amore per gli altri, per le cose, per la natura che ci circonderà nei luoghi che visiteremo o in cui soggiorneremo. Lo auguro a tutti con le parole di una piccola grande persona, piccola di statura, ma straordinariamente grande, Madre Teresa:

 

«Ama la vita così com'è. Amala pienamente, senza pretese.

 

Amala quando ha senso o quando sembra non averlo nemmeno un po'.

 

Amala nella piena felicità, o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte, o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni;
ma amala anche per le piccolissime gioie».

 

Chi siamo

L'amore per il cinema ci ha portato a voler trasmettere la nostra passione per questa bellissima arte agli altri. Il nostro intento è quello di poter proporre qualsiasi tipo di film, perché dai drammatici alle commedie più spiritose e leggere si può prendere spunto per qualsiasi tipo di discussione e di riflessione. La nostra scelta opta per film recenti e per ora non verranno trattati i "classici"


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