Pensate che bella combinazione vedere oggi questo film in cui la musica, il canto, sono il sogno di una giovane e proprio ieri sera eravamo in tanti qui ad ascoltare un meraviglioso concerto e per realizzare dei sogni al posto di una giovane ragazza che sicuramente nel suo cuore ne aveva tanti, che il suo breve percorso sulla terra non le ha permesso di realizzarsi, ma molti di questi, penso, si stanno realizzando attraverso le persone che la amavano.

Le belle combinazioni della vita!

 

Veniamo al nostro film.

È una curiosa storia quella della famiglia Bélier in cui Paula, la protagonista, si trova a dover convivere con una situazione che, fra le mura domestiche, sembra quasi ribaltare il suo stato di “normalità” rendendo lei la vera disabile, diversa, separata dalla sua famiglia da una sorta di invisibile intercapedine nella quale rinchiudere le sue speranze e i suoi sogni, per rassegnarsi a rinunciare ai suoi desideri di libertà e realizzazione personale ed accondiscendere alle sempre più pressanti esigenze della famiglia.

 

C’è un po’ una forma di egoismo e di possessività nei suoi confronti da parte dei familiari che, chiusi nel loro mondo diverso, particolare, dove i sogni non sempre coincidono con i sogni di chi, al contrario di loro, ha la facoltà di udire e di fare uso della parola, non capiscono i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi bisogni di adolescente.

 

Addirittura i genitori confessano a Paula che sua madre ha pianto quando ha saputo che lei, appena nata, era udente. Ed era un pianto non di gioia. E le confessano anche che avevano accarezzato la speranza che un giorno la figlia magari potesse perdere l'udito e diventare, quindi, come loro. Lo trovo un po’…grottesco.

 

In Paula il SOGNO più grande è la musica, il canto, la possibilità di frequentare la scuola di Parigi  e affiora, pur con toni sempre molto leggeri, a volte persino scherzosi, tutto il suo dramma interiore: la lotta tra il desiderio di rincorrere e realizzare il suo sogno e il senso di responsabilità nei confronti della famiglia che si è sempre appoggiata a lei per avere, attraverso lei, contatti col mondo degli udenti.

 

È solo nel momento in cui i genitori si rendono conto del valore che il canto ha per lei, che quella scuola a Parigi può dare una svolta alla sua vita e darle la felicità, è in quel momento che riescono ad accantonare il loro egoismo, il timore di dover affrontare la vita senza di lei e acconsentono alla realizzazione del suo sogno.

 

Uno dei momenti del film che ho gustato di più perché lo trovo di una delicatezza infinita è quello in cui il padre appoggia le mani sulla gola di Paula, mentre canta, per sentirne le vibrazioni e rendersi conto del tumulto di emozioni che passa in lei quando canta.

 

La canzone “Je vole” è proprio la metafora del sogno di libertà di Paula, questo sogno quasi gridato al cielo.

 

Quando ho visto questo film mi è venuto in mente quel testo bellissimo di Gibran, che sicuramente tutti conoscerete:

 

I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.

Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima,

perché la loro anima abita la casa dell'avvenire

che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi,

perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.

Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito

e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere,

poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.

 

Capita sicuramente, a volte, che i desideri e i sogni dei figli non coincidano con quelli dei genitori, i quali desiderano per loro tutto il bene possibile, ma è quello davvero il bene per loro? È quella strada quella che veramente li renderà felici, realizzati? Dal nostro punto di vista forse sì, ma…

 

Poi la mia riflessione è andata oltre…

Ho pensato, visto che siamo in tempo di Avvento e ormai così vicino al Natale, che c’è un Figlio, un Figlio davvero speciale, che porta in sé dei grandi sogni e che vuole a tutti i costi realizzare (lui, però in questo caso, è in accordo…con la sua famiglia…):

 

«Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo creda che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me….E che abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia».

 

Lui, Cristo, il Figlio per eccellenza, la Parola fatta carne, che chiede di essere ascoltata, che ci chiede di non essere sordi, di non rinchiuderci nei nostri egoismi e tornaconti personali, ha questi sogni per noi: che abbiamo fede in lui, che siamo una cosa sola e quindi che abbiamo a cuore l’altro, che sappiamo fare comunione tra noi, e che portiamo in noi la pienezza della sua gioia.

 

E il nostro sogno più profondo qual è?

 

 

Auguro a tutti di scoprirlo e vi auguro un vero buon  Natale!

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L'amore per il cinema ci ha portato a voler trasmettere la nostra passione per questa bellissima arte agli altri. Il nostro intento è quello di poter proporre qualsiasi tipo di film, perché dai drammatici alle commedie più spiritose e leggere si può prendere spunto per qualsiasi tipo di discussione e di riflessione. La nostra scelta opta per film recenti e per ora non verranno trattati i "classici"


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