Christine  è  una  giovane  donna  costretta  sulla  carrozzella  dalla  sclerosi multipla.  Rassegnata  alla  sua  condizione  di  'ferma',  partecipa  a  un pellegrinaggio a Lourdes, con la speranza di riacquistare un po' di fiducia 

nella vita. Sorride sempre, cerca la conversazione con i piacenti giovani volontari  dell'organizzazione,  si  appiglia  all'espressività  del  volto,  l'unica parte  del  corpo  che  riesce  a  muovere.  Alla  gita  spirituale  partecipano 

malati nel fisico e nella mente, tutti parte di un micro mondo abituato  alla solitudine  e  scivolato nell'individualismo.  Quando  i  giorni  di  vacanza 

stanno  per  concludersi,  accade  il  miracolo:  Christine,  piano  piano, 

riacquista  sensibilità  alle  dita,  poi  alle  braccia  e  alle  gambe,  fino  ad 

appoggiare i piedi a terra e cominciare a camminare. La guarigione improvvisa sorprende tutti e inaugura  crudeli  invidie  tra  i  compagni.  Nel  frattempo  Christine  si  gode  il  piccolo  momento  di felicità, ancora incerta sul suo precario futuro.

Scheda “My Movies”

Christine  si  fa  volere  bene  da  tutti.  È  dolce,  buffa  e  curiosa,  ma  anche  delicata  e  riservata, laconica, come se il suo blocco fisico le avesse rubato anche le parole. Sembra non pretendere nulla  da  nessuno,  prega  molto  meno  rispetto  agli  altri  compagni  di  viaggio,  si  lascia  vivere disperata.  Lo  sfogo  dell'inquietudine  che  la  divora  avviene  solo  davanti  a  dio,  in  confessionale, 

dove si dichiara colpevole di invidia per le persone 'normali'.

Ma cosa vuol dire essere normali? Affidarsi alla casualità di un miracolo? La ricerca di felicità e integrazione passa  attraverso la sofferenza, sempre. La Chiesa tentenna, abbozza delle risposte semplicistiche,  inconsapevolmente  esilaranti.  Colpevolizza  l'animo  peccaminoso  e  si  toglie  il pensiero. La controparte laica (i volontari dell'Ordine di Malta) sembra aver smesso  di credere ai miracoli da lungo tempo; così si lascia andare a barzellette che prendono in giro la Madonna, o a 

sguardi  accusatori  e  perplessi  che  mettono  in  grave  difficoltà  le  prediche  del  sacerdote.  La normalità, per loro, è solo uno specchio dove riflettere se stessi: tutti sono regolari ed eccentrici allo stesso tempo. La forza dissacrante del dubbio travolge Lourdes, il luogo della speranza per eccellenza,  trasformandola  in  un  angolo  di  mondo  straniante  dove  l'illusione  del  miglioramento, spirituale  e  fisico,  si  vende  al  prezzo  di  pacchiane  statuette  souvenir,  e  il  misticismo  si  offre  a colazione, assieme al caffè caldo.

Lo  stile  minimalista  della  regista  mette  in  luce  il  paradosso  della  sacralità,  soffermandosi  sugli aspetti profani. Per farlo, tocca ambienti e toni conosciuti, omaggiando lo scetticismo di Kaurismäki e l'ironia sottile del francese  Jacques Tati. Ogni scena corrisponde ad un  quadro fisso (tra le più belle,  la  sequenza  iniziale  della  silenziosa  e  apatica  preparazione  della  sala  da  pranzo),  ogni 

azione  è  inserita  sapientemente  in  un'armonia  di  geometrie  e  colori  che  gioca  su  contrasto  e opposizione.  Il  processo  narrativo  si  costruisce  così  sul  susseguirsi  di  piccole  sequenze  che  si muovono al ritmo di un'altalena perpetua. Christine va avanti, riacquista l'uso delle gambe, sfiora la felicità  (si  innamora,  balla  e  canta  come  un'adolescente) ma  poi  ritorna un  po'  indietro,  cade  di nuovo  nell'assurdità  della  vita  quotidiana,  imprigionata,  come  tutti,  in  una  condizione  di  dubbi  e continui assetti di volo.

Tratto da “Mymovies.it”

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