È un film in cui la protagonista è senz’altro Pàmela Travers, anzi…signora Travers, con la sua storia di dolore profondamente radicato nella sua infanzia, ma nella realtà io direi che il co-protagonista è suo padre e comunque emergono, anche se non in prima linea, altri padri, come il padre di Walt Disney, che, quando lui aveva otto anni, lo aspettava con la cinghia in mano da usare se non aveva venduto giornali a sufficienza, anche l’autista di Pàmela è un padre, che ha una figlia disabile, e manifesta tutta la sua dedizione nei suoi confronti, rivelando con le sue parole un rapporto di indicibile tenerezza con la sua bambina. Walt Disney stesso è un padre e caratterizza la sua paternità con una frase bellissima: «un uomo non può rompere una promessa fatta ai suoi figli».

I padri per i figli sono sempre dei punti di riferimento, dei modelli con i quali i figli si confrontano, dai quali apprendono a vivere, ma anche i padri non sono perfetti (come, del resto, nemmeno le madri), sono umani e hanno dei limiti, come il padre di Pamela, un gran sognatore (bellissime le parole rivolte alla figlia: «Non smettere mai di sognare...puoi essere tutto quello che vuoi»), ma la sua vita, ahimé, è stata un totale fallimento, che lui cerca di annegare nell’alcol fino a distruggersi.

Mi è venuto da pensare alle tante figure di padri che popolano la Bibbia: Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe e tanti altri. Sarebbe bello fare uno studio, una ricerca di questo tipo.

Anche questi padri non erano perfetti: di Noè la Genesi racconta che si ubriacò, denudandosi in preda all’alcol e fu visto con disappunto dai figli; Giacobbe stravedeva per il figlio Giuseppe, suscitando le gelosie e le ire degli altri 11 fratelli; Saul insulta pesantemente Gionata, minacciandolo addirittura con la lancia a motivo della sua amicizia con Davide. Ci sono poi, d’altro canto, padri come Abramo, che noi nella liturgia chiamiamo “nostro padre nella fede”, disposto a sacrificare il figlio, l’unico, che Dio gli aveva donato dopo una lunga vita di sterilità (tutta la storia è una prefigurazione di Dio Padre che sacrifica il proprio Figlio sulla croce); Giuseppe, sposo di Maria, definito l’uomo giusto per la sua disponibilità ad accettare il progetto di Dio che si realizzava con modalità così lontane e diverse dalla logica umana e dalla mentalità del tempo e del luogo in cui viveva.

A questo punto vorrei tornare a due frasi di Walt Disney nel film: «un uomo non può rompere una promessa fatta ai suoi figli» e anche: «Non sono mai venuto meno a una promessa fatta alle mie figlie e questo è essere padre».

Penso che un padre, al di là dei suoi limiti e delle sue fragilità umane, debba essere coerente, non venir meno alla parola data, attento a quello che promette, per non disattendere mai le promesse fatte ai figli e quando ciò può succedere, saper dare loro motivazioni valide e, qualche volta, se è necessario, anche chiedere loro scusa.

C’è un Padre che mantiene sempre la promessa fatta e non disattende mai i suoi figli, l’ha mantenuta più di duemila anni fa e continua a mantenerla dalla creazione in poi.

Questo Padre ci ha mandato e ha sacrificato per noi il suo Figlio, quel Figlio che durante la sua permanenza sulla terra non ha fatto altro che rivelarci il volto d’amore del Padre e ci dice: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo…» e ancora ci dice: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno».

Siamo ormai alle porte della Settimana Santa, del Triduo pasquale, della Pasqua di Resurrezione. Ma cosa celebreremo in queste giornate così belle, così cariche di Parola di Dio, di preghiera, di riti simbolici così profondi? Celebreremo l’amore sconfinato di un Padre che ai suoi figli dona il Figlio per eccellenza, Cristo Gesù, il dono dei doni, e , per amore, lo sacrifica su una croce, ma celebriamo anche un Figlio il cui cibo è fare la volontà del Padre, un Figlio che ci dice di continuo che lui e il Padre sono una cosa sola e chi vede lui vede il Padre. Auguriamo con tutto il cuore a tutti i papà (il 19 è la loro festa) e a tutti i nonni due volte padri e a tutti i figli di vivere con tanta gioia e amore questo rapporto padre-figli e auguriamoci a vicenda di riscoprire in questa Pasqua la travolgente profondità dell’amore che Dio, che è contemporaneamente Padre e Figlio, ci dona.

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