Un film di Pierfrancesco Diliberto (Pif). Italia 2016

Durata: 99 min.

Prendendo  spunto  da  un  documento  vero,  il  nuovo  film del  sicilianissimo  Pif  appare  solido  e  a  tratti 

commovente,  sempre  venato  da  quella  stessa  sarcastica ed  autoironica  denuncia  sociale  che  ha  caratterizzato  il precedente "La mafia uccide solo d'estate". 

Trama

New  York,  1943.  Arturo  Giammarresi,  palermitano  trapiantato  in America, sogna di sposare la bella conterranea Flora, ma lei è già promessa  a  Carmelo,  figlio  del  braccio  destro  di  Lucky  Luciano. 

L'unico  modo  per  ottenere  la  mano  di  Flora  è  di  chiederla direttamente  al  padre  della  donna,  rimasto  in  Sicilia.  E  siccome anche gli Alleati stanno per sbarcare in Trinacria,  Arturo si arruola nell'esercito  americano  e  approda  nel  paesino  di  Crisafulli  dove comandano, in ordine sparso, la Madonna, il Duce, il boss locale Don  Calò  e  un  pugno  di  gerarchi  fascisti.  I  destini  di  Arturo  si 

incroceranno con quelli degli abitanti di Crisafulli e soprattutto di un tenente  dell'esercito  yankee,  l' italoamericano  Philip  Chiamparino,  entrato  in  guerra  per amore del suo Paese e dotato di un senso alto dell'onore .

Scheda “My Movies”

Dopo il successo di La mafia uccide solo d'estate, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, torna dietro  la  cinepresa  con  una  storia  scritta  insieme  a  Michele  Astori  e  Marco  Martani, cercando di replicare il fortunato format del film precedente: una commedia che nasconde una visione indignata della realtà italiana passata e presente, con particolare attenzione allo  strapotere  mafioso  in  Sicilia.  L'idea  di  partenza  anche  questa  volta  è  buona: raccontare lo sbarco degli Alleati nel sud dell'Italia come un punto di svolta per le sorti non solo  della  Seconda  Guerra  Mondiale  ma  anche  della  diffusione  tentacolare  di  Cosa Nostra. 

La confezione è curata e c'è una grande attenzione per le ricostruzioni d'ambiente, le luci, i costumi,  la  fotografia,  gli  effetti  speciali:  il  che  sarebbe  tutto  positivo,  ed  è  certamente indice di un genuino desiderio di crescita artistica. Ma il Pif autore si perde in una serie di riferimenti  altri  e  nel  tentativo  di  creare  un  prodotto  esportabile  dando  spazio  a innumerevoli cliché sulla Sicilia ai tempi della guerra: chissà cosa ne direbbe la National Italian  American  Foundation,  che  da  anni  si  batte  contro  l'immagine  stereotipata  degli italiani e italoamericani nel cinema.  

In guerra per amore è dedicato ad  Ettore Scola, anche questa un'iniziativa encomiabile, ma  controproducente  in  quanto  invita  lo  spettatore  a  paragonare  la  scrittura  elegante  e  sottile di un grande maestro del nostro cinema, capace di creare personaggi a tutto tondo e situazioni di dolorosa e profonda verità, con quella di questo film, che è lontana anche da quella misurata e sagace di  La mafia uccide solo d'estate. La denuncia finale, basata su  un  documento  storico  davvero  importante,  arriva  tardi  ed  è  espressa  in  toni  aulici, sottolineati da un commento musicale (di Santi Pulvirenti) che non dà tregua al pubblico 

per tutta la narrazione e soffoca quei silenzi che dovrebbero essere altrettanto importanti delle  parole,  soprattutto  in  un  film  ambientato  in  Sicilia.  Viene  voglia  di  ricominciare  dal fondo  e  risalire  attraverso  la  storia  di  In  guerra  per amore  inserendo ad  ogni  snodo  più pudore, più rabbia, e più attenzione al vero.

Quel  che  invece  resta  straordinario  è  il  cast  di  caratteristi  siciliani,  costantemente  al  di sopra del materiale a loro disposizione.

Tratto da “Mymovies.it” 

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