L'uomo che vide l'infinito
Un film di Matt Brown. USA 2015
Durata: 108 min.
Il giovane matematico indiano è s provvisto di istruzione superiore, ma il suo “sapere ” procede per intuizione e trae ispirazione dalla sue fede. E ’
come se con i numeri intrattenesse una relazione di intimità. Il suo mentore, l ’eccentrico professor Hardy del Trinity College di Londra , è
consapevole di trovarsi di fronte a qualcosa di assolutamente straordinario .
E' la storia di un'amicizia tra due persone talmente diverse tra loro da essere più che mai unite da condivisione e passione per la matematica , ma soprattutto da rispetto e collaborazione reciproci nel l ’assoluta diversità di approccio: per l ’ accademico inglese la purezza della
matematica deriva dalla tecnica, mentre per il genio indiano autodidatta ,
essa si esprime come forma divina.
Trama
India Coloniale, 1912, il giovane matematico autodidatta
Ramanujan (Dev Patel) decide di inviare a un illustre professore
inglese, G.H. Hardy, le sue recenti scoperte. Fermo e ostinato nel
suo lavoro, dopo l'invito di Hardy al rinomato Trinity College di
Cambridge, Ramanujan parte per l'Inghilterra contro il volere della
madre, lasciando la sua terra e il suo amore, la moglie Janaki
Scheda “My Movies”
L'uomo che vide l'infinito non è soltanto la storia di una mente geniale che supera le barriere della rigidità accademica, la sua fu una piccola e incisiva rivoluzione. Privo di metodo, il suo approccio alla matematica si distingueva dai canoni dell'ambiente del Trinity College e veniva considerato poco convenzionale. Ramanujan è istintivo, puro, privo di sovrastrutture accademiche, il suo criterio di indagine sembra avere più a che fare con il
trascendente e con la spiritualità tipica del suo paese di origine, che con l'austerità del college inglese. Grazie alla guida del mentore e amico Hardy, un personaggio eccentrico e fuori dagli schemi, da un lato impara una certa metodologia che gli servirà per portare avanti il suo lavoro - le più volte citate "dimostrazioni"- dall'altro verrà accettato da un ambiente inizialmente molto ostile.
Il film di Michael Brown crea due linee narrative ponendo l'accento sulle due relazioni:
quella tra Ramanujan e Hardy e quella tra Ramanujan e l'Inghilterra. La figura del suo maestro rappresenta proprio quell'anello di congiunzione tra i due mondi. Hardy è infatti un personaggio non conforme alla società del tempo, è un pacifista e un uomo moderno, antiaccademico e, non a caso, molto amico di Bertrand Russel. Sarà lui infatti a proporre come fellow Ramanujan, cercando non solo di far apprezzare da tutti l'importanza del suo lavoro, ma anche iniziare un processo che esorti il paese colonizzatore a guardare il colonizzato come un suo pari.
Se con Hardy è facile costruire un rapporto egualitario che si trasformerà poi in una profonda amicizia, con il paese che lo sta ospitando Ramanujan deve faticare molto di più e servirsi di un tramite (un inglese) per farsi accettare. Il processo raccontato in questo film cela un sottotesto che rimanda al discorso coloniale ma lo accenna solo in parte e lo fa nel momento in cui si sofferma sugli sguardi e gli atteggiamenti avversi che gli inglesi rivolgono verso lo straniero. Ramanujan viene deriso per i propri abiti, chiamato
straccione, picchiato da soldati dell'esercito, diventando il "diverso" su cui sfogarsi, nella cornice di un Paese distrutto e messo in ginocchio dalla guerra.
Il regista preferisce calcare la mano sui momenti più toccanti dando spazio a un'estetica artificiosa e manierata (un esempio può essere la scena di Janaki in penombra all'interno del tempio) e utilizzando anche musiche eccessivamente enfatiche, cercando così di porre l'attenzione sull'elemento melodrammatico. Le scoperte di Ramanujan contribuirono a creare la base per gli studi sulla teoria delle stringhe e dei buchi neri, la sua fu un'impresa verso l'infinito
Tratto da “Mymovies.it”