È un titolo alquanto provocatorio. 

Sorge spontanea una domanda: in questo mondo ritratto nel film (che corrisponde molto alla realtà) in cui il denaro, il guadagno economico, rappresentano il solo parametro di valutazione, il solo valore assoluto, e l’ansia di moltiplicarlo e l’angoscia di perderlo sono l’unico chiodo fisso, l’unica preoccupazione a scapito della vita affettiva e familiare, l’unico interesse per stringere legami e amicizie, sempre finalizzate al denaro e al profitto, in tutto questo che valore ha la persona, nella sua dignità e unicità?

Qui tutto ha un prezzo, tutto è stimato in base al valore “commerciale”, comprese le persone e i loro sentimenti, il loro vissuto, la loro storia.

L’arrivismo la fa da padrone: acceca, annulla, soggioga le persone che ne diventano schiave.

 

Anche chi è in alto in questa piramide di ricchezza e di potere (perché è chiaro nel film che chi è ricco esercita un potere) a cui in tanti cercano di dare la scalata, alla fin fine è lui stesso schiavo di questo vortice e delle persone che lo circondano, interessate solo ai vantaggi che ne possono derivare. 

È il caso del magnate cinico e competitivo Giovanni Bernaschi, che ha costruito un impero finanziario, ma le relazioni intessute intorno a lui sono finalizzate al suo capitale, al suo potere e tutto gli vacilla intorno nel momento della crisi. 

 

La crisi economica porta allo scoperto una crisi molto più profonda che è sostanzialmente una grande CRISI DI VALORI, come pure l’incidente col quale ha inizio il film, porterà allo scoperto il vuoto e l’insoddisfazione di tante vite: da quelle degli adolescenti che crescono sbandati in queste famiglie, consumati da ansie e insicurezze, tutti presi dall’esteriorità dell’apparenza, ma incapaci di trovare il proprio essere, alla moglie del broker, ex attrice che vive negli agi, frustrata dai sensi di colpa, ma incapace di rinunciare all’elevato tenore di vita a cui si è abituata.

Poi c’è un altro importante tema che emerge nel film, quello del RAPPORTO TRA PADRI E FIGLI.

I padri strumentalizzano i figli in base ai loro interessi: Dino, l’agente immobiliare sempliciotto, cerca di sfruttare il fidanzamento tra sua figlia Serena e Massimiliano Bernaschi, per ottenere dei vantaggi economici.

Giovanni Bernaschi, invece, vorrebbe tanto che il figlio vincesse il Premio Cottafava  per potersi pavoneggiare di fronte al mondo “bene” a cui appartiene.

Carla non fa altro che viziare il suo Massimiliano, ma dà per scontato (la sentiamo dire: “tra vent’anni capirai perché si fanno certe cose”) che anche lui conoscerà gli stessi fallimenti che lei ha dovuto sopportare.

In pratica questi adolescenti si troveranno a scontare le colpe dei padri che si riverseranno su di loro, il che si verificherà davvero, nel film, e in modo tutt’altro che metaforico, nelle figure di Luca e di suo zio.

Diciamo che in questo film hanno un ruolo molto più positivo le DONNE, le figure femminili, più capaci di empatia, di attenzione, di capacità di comprensione, meno superficiale e più realistica, di fronte a un insieme di maschi superficiali o calcolatori, confusi, goffi, incapaci di elaborare le emozioni, monopolizzati dagli obiettivi sbagliati, perdenti anche quando si illudono di vincere.

 

Questo film fotografa abbastanza bene la realtà. Quanto potere è legato al denaro, quante nefandezze si compiono per denaro, quante bassezze si compiono per il denaro, il potere, l’arrivismo ecc…

Noi cristiani dobbiamo lasciarci interpellare e guidare dalla Parola di Dio, dal Vangelo. 

Gesù è stato molto chiaro in proposito. Innanzitutto ci ha detto che non si posso servire due padroni. Nel famoso Discorso della montagna in Mt 6, 24 ci dice:

«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

E nei versetti immediatamente precedenti leggiamo:

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore».

Stiamo attenti: non è che noi dobbiamo vivere come accattoni e rinunciare a tutto, il Signore da noi non vuole questo e Lui stesso, in Lc 10, 7, ha detto ai suoi discepoli: «Chi lavora ha diritto alla sua ricompensa».

Ma non dobbiamo fare del denaro, dei beni, il nostro Dio. Il nostro cuore non deve avere al centro i beni materiali e la nostra testa non deve essere occupata solo da questi pensieri e affanni, al punto da perdere la pace e da perdere di vista i valori veri, gli affetti, la nostra dignità. Quando preghiamo il Salmo 61, leggiamo: «alla ricchezza, anche se abbonda, 

non attaccate il cuore». 

Il capitale umano siamo noi, noi nei quali abita Cristo, la pienezza della divinità, noi che, come dice S. Paolo (2Cor 4, 7) abbiamo un «tesoro in vasi di creta». È un capitale che non si può “svendere”. È vero, l’involucro che siamo noi è fragile, delicato, qualche volta forse un po’… fatiscente, ma contiene il vero tesoro, Cristo stesso.

E allora, dice ancora Gesù, e solo la sua Parola può guidarci:

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6, 25-27.32-33).

 

Lasciamoci, portando con noi queste due domande:

Dov’è il mio tesoro e quindi dove dimora il mio cuore?

Cerco realmente il Regno di Dio come priorità o cerco…?

 

 

Chi siamo

L'amore per il cinema ci ha portato a voler trasmettere la nostra passione per questa bellissima arte agli altri. Il nostro intento è quello di poter proporre qualsiasi tipo di film, perché dai drammatici alle commedie più spiritose e leggere si può prendere spunto per qualsiasi tipo di discussione e di riflessione. La nostra scelta opta per film recenti e per ora non verranno trattati i "classici"


Mail: coromotomovie@gmail.com


Largo Nostra Signora di Coromoto 2,00151,Roma